(foto ed articolo di Enea Ciccarelli)
Su questo estrildide proveniente dall’Indonesia si è già detto molto, praticamente quasi tutto, e per questo vorrei incentrare questo articolo solo sulla mia esperienza personale nell’allevamento di questo splendido uccello e sulle sue nuove mutazioni, apparse in Italia negli ultimi anni, la Mascherato e la Ino. Non intendo, dunque, scendere in dettagli tecnici in quanto la Commissione Tecnica I.E.I., proprio in questi giorni, sta ampliando l’esistente standard del padda con queste due nuove mutazioni.
Il Padda è molto diffuso ed allevato nel nord Europa, mentre in Italia tra il 1999 e il 2004 è arrivato quasi a scomparire dalle mostre ornitologiche. Non so quali siano state le cause di questo abbandono di massa nell’allevamento del padda, ma a mio parere una delle ipotesi più probabili è la sua inclusione nell’appendice 2 della CITES, evento che ha indotto molti allevatori, timorosi di incorrere in sanzioni, a sbarazzarsi di questi uccellini cedendoli per pochi spiccioli. Oggi grazie ad un folto gruppo di appassionati che ha creato un apposito club di specializzazione – il “Club del padda oryzivora” – il numero di padda alle mostre italiane è notevolmente aumentato e continua a crescere.
Ho voluto fare questa premessa perché, anche se allevavo piccoli estrildidi da molti anni, non avevo mai preso in considerazione l’idea di allevare questa specie, scoraggiato dall’idea di poter inconsapevolmente incorrere in sanzioni. Ma, come si dice, “mai dire mai” e, infatti, circa quattro anni fa – non ricordo la data precisa, ma era la domenica dello sgabbio dell’annuale Mostra Internazionale di Reggio Emilia – presi la storica decisione di allevare padda. A farmi cambiare idea fu proprio un esemplare esposto in mostra: il padda mutazione mascherato.
Avevo saputo, infatti, dall’amico Montini che sarebbe stata esposta una femmina di padda di una nuova mutazione mai vista prima e che, a detta del giudice De Flavis, si trattava probabilmente della mutazione mascherato. Molto curioso, e contagiato dall’entusiasmo di Montini, appena entrato in mostra andai subito a vedere l’esemplare in questione e devo dire che rimasi folgorato dalla bellezza di questa mutazione. Ero sempre stato affascinato dall’eleganza e dal piumaggio di questo splendido estridide, ma l’idea di cimentarmi con una mutazione ancora sconosciuta mi intrigava talmente che decisi di acquistarne qualche soggetto. Fortunatamente il proprietario della splendida femmina esposta tramite catalogo, l’allevatore Verzillo, quell’anno aveva ottenuto altre femmine mutate dalla stessa coppia riproduttrice, e quindi alcune erano in vendita in mostra scambio.
In base a queste semplici informazioni, capii che mi trovavo in presenza di una nuova mutazione probabilmente sessolegata e che forse De Flavis e Montini avevano visto giusto nel dichiarare subito questa mutazione come mascherato. Desideroso di acquistare l’esemplare che avevo visto, andai in mostra scambio e, trovato l’allevatore, vidi nella gabbia vendita ben 4 femmine che però erano già state cedute. Tristemente certo di aver perso una buona occasione, mi trattenni ad osservare i soggetti, ma in un’altra gabbia ebbi modo di notare due padda bianchi ad occhio rosso, mai visti prima, e pensai con sorpresa che forse ero in presenza di un’altra nuova mutazione, la “ino”. Forse non tutto era perduto.. purtroppo, l’allevatore mi disse che anche questi due maschi erano stati ceduti, insieme con le 4 femmine mascherato, allo stesso allevatore e decisamente venni preso dallo sconforto! Deluso dal mancato acquisto, mi fermai a fare due chiacchiere più approfondite sulla mutazione con Verzillo, venendo così a scoprire una cosa sorprendente: l’allevatore che aveva acquistato i suoi soggetti era proprio il mio amico Montini! Questo mi rincuorò: c’era ancora una speranza!
Sempre più deciso ad allevare padda, nella speranza che Montini mi cedesse una delle femmine mutate mascherato, tornato a casa mi procurai dall’amico Ficeti 4 padda ancestrali, risultati poi 3 maschi e una femmina, e potei così formare la mia prima coppia di padda. Infine presi in prestito da mio fratello Tiziano, che è allevatore di pappagalli, un nido per cocorite extralarge e, dopo poche settimane, avevo già la prima deposizione: 8 uova! Un numero inconsueto per chi alleva piccoli esotici australiani, ma nella norma per i padda: fortunatamente il nido era abbastanza capiente. Quando le uova si schiusero, mi accorsi di quanto questo uccellino fosse, oltre che assai prolifico, docile ed amorevole con i propri piccoli: infatti da quella prima covata nacquero sette piccoli, tutti svezzati in poche settimane. Dalla seconda deposizione ottenni altri sette piccoli e a questo punto decisi di mettere a riposo la coppia, dato che la stagione volgeva ormai al termine.
L’anno successivo l’amico Montini mi regalò tutti i soggetti rimasti in suo possesso, mai accoppiati per motivi di spazio: 2 femmine mascherato e uno dei famosi maschi ad occhio rosso probabile ino. Dico probabile perché questi soggetti, anche se avevano il disegno appena accennato ed erano quasi completamente bianchi, presentavano un inequivocabile occhio rosso.
Come da copione, accoppiando le due femmine mascherato ai miei due maschi ancestrali, ottenni tutte femmine ancestrali e tutti maschi ancestrali ma portatori di mascherato.
Accoppiato il maschio Ino con una mia femmina ancestrale nacque una splendida femmina Ino (vedi foto) e dei maschi portatori. Questo fu per me un risultato veramente gratificante in quanto il soggetto ino da me ottenuto presentava (come si vede dalla foto) un disegno color crema chiaro molto più evidente rispetto al disegno appena accennato del padre e mi consentì di avere la conferma che la mutazione in questione era effettivamente la Ino.
Spinto dall’amico Ficeti (Presidente della CTN IEI), anch’egli ansioso di saperne di più su queste nuove mutazioni, decisi di verificare anche la mutazione mascherato e, per accelerare i tempi, l’anno scorso acquistai dallo stesso Verzillo un bellissimo maschio mascherato, in occasione di “Zebras” (Mostra specialistica sul d. mandarino ed altri esotici che si tiene a Reggio Emilia ai primi di settembre), da far accoppiare con una mia femmina ancestrale in modo tale da eliminare gli ultimi dubbi sulla mutazione. Da questo accoppiamento nacquero 4 piccoli, due maschi ancestrali portatori e due femmine mutate, confermando la trasmissione sessolegata della mutazione mascherato.
Resterebbe un’ultima verifica da fare: testare se la mutazione mascherato ed ino siano alleiche tra di loro con la dominante mascherato sull’ino come nel d. mandarino. Quest’anno proverò ad accoppiare il maschio ino con una femmina mascherato e viceversa e, se otterrò tutti mutati mascherato con qualche femmina Ino, mi sarò tolto l’ultimo sassolino dalla scarpa.
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