Chi alleva padda come me, sà che la maggior parte dei padda belgi ed olandesi esposti al Mondiale sono addomesticati. Nei vari Show del Nord Europa se ci si sofferma davanti alla gabbia di un padda e si avvicina un dito alle sbarre della gabbia nella maggior parte dei casi il padda inizia subito a cantare e poi di seguito magari vuole qualche coccola o giocare un pò con il dito del suo nuovo amico.
Roba vecchia, già più di venti anni fà quando conobbi il Signor Cuychen allora allevatore belga pluricampione del Mondo nei padda grigio e bianchi, lui mi spiegò che nell’ambiente dei paddofili era una consuetudine instaurare questo tipo di rapporto con i propri volatili, tanto che i soggetti scelti per le esposizioni (soggetti maturi di 8-10 mesi), venivano tenuti dagli allevatori belgi nell’ingresso di casa per abituarli al passaggio frequente di estranei e renderli docili. Inevitabile che i padda scelti per le mostre, instaurassero non solo con l’allevatore ma con tutta la famiglia un rapporto di profonda amicizia e diventassero pian piano “ammaestrati” nei loro comportamenti
Non stiamo parlando del cosiddetto fenomeno dell’imprinting tanto conosciuto fra gli allevatori, tali soggetti infatti finita la stagione espositiva venivano riportati dal Signor Cuychen in voliera dove ritrovavano i loro simili della stessa specie ed in seguito, anche se meno spaventati dalla presenza umana, non mostravano nessuna difficoltà nel riprendere le loro abitudini, riproduzione compresa.
Qualche anno fà ho deciso di tentare anche io un esperienza analoga, purtroppo non ho potuto portare i padda in casa a causa dei miei gatti, ma una volta scelti due buoni soggetti da esposizione, ho posizionato le loro gabbie sopra il lavello che ho in allevamento. Ho scelto quella posizione perché in quel punto mi soffermo molto spesso quando governavo le mie bestioline ed ero consapevole che così facendo la mia costante presenza e vicinanza sarebbe diventata per quei due soggetti una presenza quotidiana e prerompente. Dopo alcune settimane i due soggetti si sono infatti abituati alla mia vicinanza tanto che appena aprivo il rubinetto dell’acqua iniziavano entrambe a cantare come per salutarmi e quando inserivo loro il bagnetto in plastica si avvicinavano a tal punto da sfiorare le mie mani senza alcun timore. Da li in avanti ho iniziato a giocare un pò con loro, dapprima servendogli dalle mie mani dei semi di girasole sbucciati, una ghiottoneria per loro, instaurando così un rapporto di fiducia poi inserendo un dito fra le sbarre per farglielo beccare ed infine accarezzandoli. Sembra strano ma certi movimenti seppur banali e metodici se diventano una consuetudine vengono interpretati dagli uccelli come una sorta di linguaggio e permettono di instaurare un legame affettivo indissolubile.
Frequentanto le mostre ornitologiche mi è capitato spesso di vedere uccelli di altre specie molto mansueti che si fanno coccolare così quest’anno ho deciso di ripetere l’esperimento con due diamante mandarino, un maschio ed una femmina.
All’inizio i due soggetti, posti anche loro nelle vicinanze del lavello si mostrarono molto infastiditi dalla mia stretta vicinanza, i diamante mandarino sono di indole più nervosa dei padda, poi date le mie lunghe soste davanti a loro dovute alle consuete pulizie si son calmati. A differenza dei padda i diamante mandarino non mostravano alcun interesse specifico nei miei confronti, sia quando aprivo il rubinetto dell’acqua, sia quando inserivo nella loro gabbia il bagnetto.
Dei due soggetti in particolare il maschio sembrava molto interessato al cibo che fornivo dall’esterno tramite un piccolo irrigatore fin dentro la mangiatoia interna, così ho iniziato a fornire i semi manualmente versandoli nella mangiatoia con un dito attraverso le sbarre ed ho notato che facendo questa operazione il soggetto non era per nulla spaventato dalla mia vicinanza, anzi all’inizio mangiava a pochi millimetri dal mio dito, in seguito ha iniziato a beccare i semi direttamente dalle mie mani.
Euforico dei progressi ottenuti ho mostrato questi piccoli giochi ai miei familiari entusiasmando in particol modo mia figlia Cloe di otto anni che da quel momento ha iniziato a giocare anche lei con l’uccellino addomesticato a cui ha dato il nome di “Giallino”.
Diamante mandarino becco giallo gioca con le bimbe
Al di là della sua docilità “Giallino” è un diamante mandarino maschio grigio becco giallo e finita la preparazione alle mostre è risultato essere un buon soggetto in standard e quindi da mostra. Questo ottobre ho esposto “Giallino” nella locale mostra specialistica da me organizzata a Macerata ed ha vinto il primo premio nella categoria dei “becco giallo” per la felicità di mia figlia che il giorno dello sgabbio si è messa a giocare con lui attirando l’attenzione di alcuni visitatori della mostra.
Il soggetto si è dimostrato meritevole, ma visto il legame affettivo che si era instaurato con la bimba non me la son sentita di esporlo nelle successive mostre ornitologiche più lontane da casa e prive del mio vigile controllo. Stagione mostre finita? Be… proprio no, infatti a causa delle numerose defezioni dovute a mute improvvise mi son visto costretto ad esporre Giallino proprio al Campionato Italiano di Rimini 2012, la mostra più importante per me quest’anno ed anche in questa occasione l’uccellino, in perfetta forma, ha dato il meglio di sé vincendo l’ambito titolo nella sua categoria. Il giorno dello sgabbio la mia bimba non era presente in quanto quel pomeriggio aveva il saggio di pianoforte, un’altra sua passione, così circondato dai soliti amici allevatori ho pensato io a metter su un piccolo spettacolo iniziando a giocare con l’uccellino.
Diamante mandarino becco giallo maschio addomesticato vincitore del Campionato Italiano di Rimini 2012
Finite le fatiche espositive Giallino ora si sta dedicando alla famiglia, l’ho accoppiato con una femmina portatrice di becco giallo che ha deposto cinque uova. Pochi giorni fà ho controllato le uova notando che solo due risultavano feconde. È stato per me un solievo vedere che l’uccellino si è riprodotto con successo. La sua docilità è rimasta immutata, infatti per controllare le uova che covava l’ho dovuto sollevare delicatamente con la mano e lui durante la mia ispezione per nulla spaventato non faceva altro che beccare la mia mano come se volesse ancora gicare.
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